Raramente succede di visitare una mostra che sia divertente e, contemporaneamente,
induca a profonde riflessioni su ogni opera esposta. Questo, e molto di più, offre l’esposizione di Leandro Erlich a Palazzo Reale di Milano fino al 4 ottobre 2023. L’artista argentino, nato a Buenos Aires nel 1973, crea grandi installazioni con cui il pubblico si relaziona e interagisce, diventando esso stesso l’opera d’arte.I lavori di Erlich sono frutto di una ricerca artistica profonda e concettuale, che gioca con i paradossi della percezione.
Anche se alcune opere esposte sembrano uscite da un libro di Cortázar, lo stesso
Erlich ci ha confessato di essere stato un lettore precoce di Borges e non di Cortázar.
“Direi che le associazioni si legano, probabilmente, alla gestazione di idee nella
cornice culturale argentina più di quanto non lo sia a un’influenza diretta dell’opera di questi grandi scrittori argentini. Altrettanto succede con l’opera di Marta Minujín. Ci sono moltissimi aspetti che hanno un nesso fra la sua opera e la mia”
Le opere di Erlich uniscono creatività, visione, emozione e divertimento: elementi
che ci raccontano qualcosa di ordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra,
dove si perdono il senso della realtà e la percezione dello spazio.
“Credo nell’arte come strumento di comunicazione sociale e questo mi stimola a
lavorare in spazi pubblici e centri d’arte, dove ciò che abbiamo da dire possa
arrivare sia a coloro che appartengono al mondo dell’arte sia al pubblico che non ha
familiarità con il tema. L’accessibilità è, per me, un gesto di ricercatezza, non di
volgarità. L’importanza dell’arte è ciò che si riceve nell’intelligenza e nelle emozioni
di ognuno di noi. La magia abita nel risveglio della creatività dello spettatore”.
La mostra a Palazzo Reale a Milano accoglie per la prima volta in Europa le opere di
Erlich più note e iconiche. Tuttavia i suoi lavori hanno già raggiunto migliaia di
visitatori nel mondo: 600.000 a Tokyo e 300.000 a Buenos Aires.
Ringraziamo Sam dell’ufficio stampa di Arthemisia per averci messo in contatto con Leandro Erlich.
Testo a cura di Graziella Frola